Sono grata a Francesca Del Bello della proposta che mi ha fatto di far parte della giunta del II municipio di Roma. Totalmente inattesa, in condizioni normali l’avrei cortesemente declinata: per dieci anni ho avuto la fortuna di rappresentare le cittadine e i cittadini del mio territorio in Consiglio provinciale e poi di contribuire al governo del Comune e della Provincia di Roma, e ritenevo conclusa quella pur stimolante esperienza amministrativa locale.
Ma questi non sono tempi normali. La sonora sconfitta subita a Roma e in altre città dal centro-sinistra e la debolezza della proposta di Sinistra italiana impongono un ripensamento delle forme, dei luoghi e delle pratiche dei partiti e dei movimenti politici della sinistra. E si riparte da quello che c’è: ciò che resta di un grande patrimonio di idee e di partecipazione popolare, le strutture ancora attive a livello territoriale, le responsabilità istituzionali che ci sono affidate.
Sin dall’inizio della vicenda politica di Sinistra italiana non ne ho condiviso la vocazione minoritaria, votata esclusivamente a far perdere il Pd, piuttosto che a spingerlo verso posizioni e proposte politiche più avanzate. Del resto, SEL – il partito da cui provengo – è nata con l’ambizione di far misurare la cosiddetta sinistra radicale con la sfida del governo, e i suoi risultati migliori li ha dati dove è riuscita ad adempiere a questa sua vocazione, tutt’altro che minoritaria, come nella Puglia di Vendola, nella Milano di Pisapia, nella Cagliari di Massimo Zedda.
Per questo, in assoluta coerenza con le mie idee e il mio percorso politico, con senso di responsabilità verso le istituzioni, i cittadini e le cittadine del municipio, le donne e gli uomini con cui condivido una certa idea di sinistra, democratica e popolare, libertaria e solidale, ho accettato la proposta che Francesca mi ha fatto e inizio questa nuova esperienza.