di femministerie.
Da più parti ci si interroga sulla maternità surrogata (o surrogacy, o gestazione per altri) e circola anche in Italia l’appello internazionale Stop surrogacy now lanciato da alcune femministe per vietare questa pratica.
Troviamo sospetto che la discussione in Italia – certamente importante, quindi da fare – sia scatenata nel momento in cui si discute di unioni civili per le coppie omosessuali ed è sotto attacco la stepchild adoption. Come abbiamo già scritto, invece di fare ordine si rischia di partecipare alla confusione e all’uso dello spettro della maternità surrogata per impedire la possibilità di adozione della figlia o del figlio del partner dello stesso sesso. È indispensabile che le due questioni vengano affrontate separatamente, non solo a beneficio di una discussione laica sulle unioni civili, ma anche per sottrarre una questione estremamente delicata come la gestazione per altri a una narrazione fuorviante, quella che vede protagonista esclusiva la coppia gay maschile in cerca di una genitorialità biologica. Questa configurazione è in realtà minoritaria, e così come i diritti delle coppie eterosessuali non vengono in nessun modo messi in discussione a partire dall’eventualità che possano accedere alla surrogacy, così non ha alcun senso colpire per questa ragione i diritti delle coppie omosessuali. Ne deriverebbe una violazione dei diritti di tutti, in primo luogo dei minori.
Se invece, sgombrato il campo dalle implicazioni per la legge sulle unioni civili, proviamo a guardare al fenomeno della surrogacy in tutta la sua complessità, proviamo ad affrontare la questione da tre punti di vista: il benessere della bambina/del bambino, la libertà delle donne “portatrici”, lo sfruttamento istituzionalizzato del corpo femminile a scopo riproduttivo. Ognuna di queste prospettive è per noi piena di interrogativi e merita una trattazione complessa. Ci limitiamo qui a porre delle domande, a beneficio – speriamo – della discussione.
Bambina/o. Il femminismo ci ha insegnato a riconoscere il primato femminile nella procreazione e il particolare legame che si instaura tra madre e figlio (parola incredibilmente usata quasi sempre al maschile nell’appello). Ma tra questo e l’impossibilità di riconoscere il valore della genitorialità fuori della procreazione ce ne passa. Siamo sicure che aiuti a tutelare i bambini fare del legame biologico la misura di tutto, che sia questo il modo migliore di aver cura della differenza sessuale? Non c’è attaccamento, relazioni significative, genitorialità sessuata oltre il primo legame con chi ci ha partorito? L’esperienza di molte e felici storie di adozione, per esempio, non racconta una realtà diversa?
Libertà delle donne. Scrivono Agacinski e le altre: “La maternità surrogata spesso è basata sullo sfruttamento delle donne più povere. […] Queste transazioni inique implicano un consenso da parte di donne poco informate, o del tutto disinformate, una scarsa remunerazione, una coercizione, una insufficienza di assistenza medica nonché gravi rischi per la salute, a corto e lungo termine, delle donne che accettano la gestazione per altri”. Siamo sicure che tutte le esperienze di gestazione per altri siano uguali? Abbiamo ascoltato le donne che dichiarano di averlo scelto e di non averlo fatto per soldi? Ci interessa l’esperienza? Nessuna lo può scegliere liberamente? Se lo fa è una povera inconsapevole che non ha il senso della propria corporeità e integrità? La gestazione altruistica, da alcune chiamate terribilmente “utero solidale”, riducendo dunque la prestazione all’utero, è una finzione? Prima di condannare ci piacerebbe ascoltare e capire. L’appello Stop surrogacy now chiede ai governi di lavorare insieme per fermare questa pratica. La soluzione è dunque farla diventare dovunque reato?
Sfruttamento del corpo delle donne. “Anche se non c’è scambio di denaro (la cosiddetta gestazione non remunerata o ‘altruistica’), ogni pratica che espone le donne e i bambini a tali rischi deve essere vietata”, afferma l’appello. Ma se togliamo di mezzo il denaro, fuori da rapporti mercantili, la maternità surrogata è sempre sfruttamento o è possibile un punto d’incontro tra i desideri di alcune/i e la disponibilità di una donna a portare avanti una gravidanza per loro? Nessuno pensa che la genitorialità biologica sia un diritto, ma si può rifiutare la grammatica dei diritti perché è un linguaggio individualista, che non dà conto delle relazioni e non riesce ad esprimere la complessità di queste esperienze, perché bisogna avere coscienza del limite. Altra cosa è farne derivare che siccome non è un diritto chi non può avere figli biologicamente se ne faccia una ragione e adotti i bambini già nati. Se così fosse, non dovremmo vietare tutte le tecniche di procreazione medicalmente assistita, che sono invasive soprattutto per le donne? E non rischiamo di affidare alla legge l’affermazione del dominio della naturalità, con tutte le ricadute negative che questo inevitabilmente avrebbe nel campo dei diritti civili, specialmente per le donne?