Il continuo susseguirsi di suicidi in carcere, non solo tra i detenuti, ma anche tra gli agenti di polizia penitenziaria, la presenza di ben 26 bambini e bambine ancora reclusi insieme alle mamme, il sovraffollamento oltre ogni limite di civiltà.
Questo è il quadro delle carceri italiane mentre è in discussione in Senato un decreto che, nonostante si intitoli Misure urgenti in materia penitenziaria, non presenta alcuna proposta per affrontare problemi ed emergenze, a cominciare dal sovraffollamento.
Di cosa dovrebbe occuparsi un provvedimento con quel titolo, se non del grido di dolore che arriva dal mondo penitenziario, dalle associazioni che si occupano dei diritti delle detenute e dei detenuti, dal mondo delle operatrici e degli operatori delle strutture?
Questa maggioranza invece ha scelto ancora una volta di restare sorda ed impermeabile.
Di questa emergenza fa parte anche la presenza di bambine e bambine in carcere.
L’innocenza assoluta costretta dietro le sbarre perché non si investe sulle case protette, che garantirebbero il mantenimento del rapporto con la madre ma li toglierebbero dalla prigione.
Nessuna apertura su questo.
Questo decreto quindi non affronta i nodi più urgenti. È infatti risibile e non di immediata esecuzione l’aumento delle telefonate, nulla sul deficit di assistenti sociali e di operatori.
Serve un cambio di passo, servono scelte radicali in primo luogo per ridurre subito la popolazione carceraria, ho depositato una proposta sul numero chiuso, ma ci possono essere diverse strade, come la liberazione anticipata, bisogna urgentemente intervenire.
E servirebbero politiche del diritto del tutto diverse rispetto a quelle che fin ora il governo ha messo in campo, che hanno avuto l’effetto di aumentare le fattispecie di reati, aumentando la popolazione detenuta in due anni del 10%. Mettetevi una mano sulla coscienza e cambiate direzione.