Questa è una riforma dalla valenza totalitaria, che basa le sue fondamenta sulla verticalizzazione e la personalizzazione della rappresentanza politica, cioè la sua identificazione con il leader, in un’ottica che nega il valore del
parlamento, del pluralismo, dell’esistenza di interessi sociali e di opzioni politiche diverse, della necessità di ricercare la sintesi più avanzata.
Il suo presupposto è l’idea, autoritaria e illiberale, del demos come entità omogenea, in rapporto di opposizione e di esclusione con gli altri popoli ma anche con quanti, rispetto a questa supposta omogeneità, sono differenti o dissenzienti e perciò virtualmente nemici. L’ideologia insomma che scambia l’elezione del premier con una forma più diretta di democrazia, mostrandosi come il frutto della doppia confusione tra il capo della maggioranza e la maggioranza medesima e tra questa e il popolo intero.
In questa riforma la volontà collettiva non è creata dal parlamento e nel confronto nelle aule, vissuto quasi come un fastidio, al contrario impone una concentrazione del potere preoccupante.
Accanto a questo voglio sottolineare che l’effetto di trascinamento che caratterizzerebbe le Camere finirebbe col colpire poi anche l’elezione del Presidente della Repubblica, che sarebbe eletto da Camere rappresentative del Premier, più̀ che del corpo elettorale.
Siamo di frante ad una china pericolosa, fatta dal combinato disposto tra riforme diverse che sembrano mirare a mettere in discussione i fondamenti della nostra Costituzione.
Il nostro lavoro, che qui svolgiamo senza vincolo di mandato, come hanno voluto i costituenti, perché ciascuno di noi rappresenta la nazione e l’interesse generale del Paese, è quello ancora una volta di attuare la Carta e il suo progetto egualitario e solidale, per questo in queste aule e nel Paese convintamente ci opporremo a questa riforma.