Il carcere di Regina Coeli è un estremo rappresentativo delle condizioni delle carceri italiane. Lo abbiamo constatato andando a visitarlo con i colleghi Filippo Sensi, Andrea Casu e Marianna Madia nell’ambito dell’iniziativa “Bisogna aver visto” proposta dal Partito democratico che ha impegnato i parlamentari dem in decine di visite ispettive nei penitenziari italiani.
Nonostante la professionalità e la dedizione della direzione, del personale di polizia, dell’area educativa e di quella sanitaria, Regina Coeli sta scoppiando, con 1133 detenuti, quasi il doppio della capienza ufficiale. Anche le sale dedicate alla socialità e alle attività trattamentali sono ormai utilizzate per l’accoglienza dei detenuti in arrivo. Con gli spazi a disposizione dei detenuti, si riducono anche le possibilità operative del personale di polizia, di gran lunga inferiore alla pianta organica e falcidiato da assegnazioni e distacchi negli uffici ministeriali. Abbiamo visto condizioni detentive obiettivamente degradanti: stanze molto piccole con tre letti a castello, in particolare nella sezione dedicata ai nuovi ingressi. Poche ore dopo la nostra visita c’è stato anche un drammatico suicidio.
Servono interventi urgenti per migliorare le condizioni di detenzione e di lavoro del personale, a partire da misure che riducano gli ingressi e le presenze in carcere, facilitando le misure alternative alla detenzione a fine pena o per i reati minori.
Tutto il contrario di quello che sta facendo il governo, con la proliferazione di reati inutili, l’aggravamento delle pene esistenti e lo strangolamento dei servizi sociali e sanitari territoriali che costituiscono l’ossatura di un’alternativa alla trasformazione delle carceri in discariche sociali.