Il 29 ottobre il coordinamento nazionale della Conferenza delle democratiche ha approvato la mia relazione introduttiva: una lettura del risultato del Pd e della diminuzione della rappresentanza delle donne come spia della difficoltà del partito a dare rappresentanza al protagonismo delle donne e alle domanda di giustizia di fronte alle disuguaglianze di genere. Non che questo avvenga a destra, anzi dove governa la destra mette in discussione diritti e libertà delle donne. Ha vinto una donna di destra, ed è una rottura simbolica per tutte che ci sia la prima donna Presidente del Consiglio. Questo fatto sfida il nostro campo.
Se il PD parte per una vera e profonda discussione su se stesso noi per prime non possiamo non interrogarci sul senso, il ruolo, la forza, l’efficacia del luogo autonomo delle donne. Abbiamo mancato l’obiettivo di eleggere un numero adeguato di donne. Dovremo scegliere come agire il conflitto anche sul modo di essere del partito, anche se rivendichiamo l’importanza di aree di pensiero, riteniamo che il correntismo sia diventato gabbia che impedisce un vero confronto sulle idee e rende asfittico l’agire diffuso del PD. Certo per agire questo conflitto ancor più è necessario che il luogo delle donne sia autorevole e abbia potere reale.
Per cambiare il Pd ci interessa un congresso vero, una fase di discussione costituente che deve andare di pari passo con la costruzione dell’opposizione. A partire dal patrimonio che abbiamo, dalle cose che siamo riuscite a scrivere nel Pnrr, la legge sulla parità salariale, la faticosa affermazione del congedo di paternità, conquistato con perseveranza ad ogni discussione di bilancio, finalmente diventato strutturale, anche se solo di dieci giorni. Grazie alla attuazione della direttiva relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare finalmente il congedo è esigibile anche nel pubblico impiego. Sui diritti e sulle condizioni di vita delle donne vogliamo andare avanti e sfidiamo la destra e questo governo. Mettiamo al centro il tema della condivisione del lavoro di cura e i congedi paritari, un piano per l’occupazione femminile come obiettivo del Paese. Nel discorso di insediamento non abbiamo sentito nessuna parola sulla violenza, sui femminicidi, una ferita aperta in questo Paese.
Abbiamo sentito assenti le pari opportunità, mentre si propone “l’introduzione del quoziente famigliare” che dovrebbe accompagnarsi all’incentivazione dell’occupazione femminile, quando sappiamo che la scoraggia. Sfidiamo il governo sui nidi, sul Pnrr e sui soldi ai Comuni per farli, sull’applicazione della legge 194. Sono temi che devono essere del Pd, del nuovo Pd, non solo della Conferenza.
Organizzare l’opposizione significa anche ricollocarci nella società più di quanto abbiamo saputo fare. Siamo noi per prime interessate a una discussione aperta, rivolta alle nostre elettrici e ai nostri elettori, anche quelli delusi ai gruppi sociali a tanti mondi; non basterà una discussione anche se impegnativa chiusa tra i gruppi dirigenti per ripensare a questioni di fondo che riguardano il PD.
Su questo promuoveremo un appuntamento nazionale a novembre, aperto alla società a quante vorranno collaborare con noi, per definire in modo aperto la proposta di opposizione delle donne democratiche.
La Conferenza delle donne democratiche aderisce alla manifestazione della pace del 5 novembre. Ci uniamo con determinazione al coro di chi non accetta che le contese si risolvano con i conflitti armati, di chi condanna l’aggressione e si schiera al fianco della resistenza ucraina.
Leggi qui la relazione del Coordinamento della Conferenza delle Democratiche del 29 Ottobre