Ieri l’Europa ha ritrovato se stessa, decidendo – senza ambiguità o distinguo – per l’accoglienza a chi scappa dalla guerra in Ucraina, concedendo permessi di soggiorno, cure sanitarie e possibilità di lavorare. E’ stata usata per la prima volta una direttiva che consentirà a chi è profugo di ottenere la cosiddetta protezione temporanea, tutte le persone residenti in Ucraina verranno considerate rifugiati per almeno un anno. Secondo l’Unhcr sono già usciti dall’Ucraina un milione e più di profughi, dato che secondo l’organizzazione salirà a 4 milioni nel giro di pochi giorni e settimane. Accoglierli è un dovere, lo è sempre nei confronti di chi fugge da scenari violenti e di guerra.
Dentro questi giorni bui è una buona scelta, che deve accompagnarsi a una ferma determinazione per una tregua e un cessate il fuoco, per tenere aperta la strada del negoziato.
Questa per me rimane la strada maestra. Come scrivono le femministe russe “guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro”
Sono stati e sono giorni gravi e terribili, il 24 febbraio cambia tutto. Potevamo fare di più prima, sapevamo chi era Putin, potevamo lavorare con più decisione a un nuovo equilibrio a est, a una rinnovata idea di convivenza e di sicurezza. Ma nessun ritardo o ambiguità giustifica quello che ha scatenato Putin. Di fronte all’attacco all’Ucraina è un valore che l’Europa sia unita e che immediatamente abbia scelto di intervenire con sanzioni durissime, per costringere la Russia a fermarsi.
Ho votato la mozione della maggioranza a sostegno del governo e della risposta europea. Impegna innanzitutto a esigere l’immediata cessazione delle operazioni, a sostenere ogni iniziativa multilaterale e bilaterale utile a una de-escalation militare, ad assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino. E di fronte a un popolo invaso che chiede anche sostegno per difendersi ho votato, in via eccezionale e sotto il controllo del Parlamento e “in modo coordinato con gli altri Paesi europei e alleati” anche “l’invio di apparati e strumenti militari che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione”.
Adesso bisognerà vigilare, sostenere l’accoglienza qui, come già stiamo facendo attraverso i Comuni, le associazioni, i nostri circoli del PD, rimettere al centro la politica. Contrastare ogni deriva bellicista e semplificazione ottusa.
Nessuna soluzione può essere affidata alle armi. Per costruire una nuova convivenza e non una nuova guerra fredda, nuovi equilibri. Questo è il ruolo che deve saper svolgere l’Europa.