Pubblicato su femministerie
“D’accordo con Naomi Klein che adesso ribellarsi è difficile. Tuttavia, nella tua infinita pazienza, puoi sognare, magari, una class action. E pazienza se la ministra Lamorgese ti accusa di aver bevuto il latte dei “focolai estremisti”: tu, con gli anni che ti porti addosso, sei affezionata alla libertà. Più che all’obbedienza” Così Letizia Paolozzi su Dea, donne e altri.
Eccole le nostre madri femministe, alle prese con l’emergenza covid19, ribellarsi a partire da sé.
Dalla propria età, il terzo tempo, direbbe Lidia Ravera, che all’invecchiare delle donne ha dedicato un romanzo e un impegno editoriale.
Eccole rivendicare la propria fragilità e libertà, in opposizione alle ipotesi circolate di discriminazione basate sull’età per quanto riguarda la futura ripresa delle relazioni sociali e delle attività.
L’esplosione della pandemia, in un mondo non attrezzato e che ha indebolito i suoi sistemi sanitari, ha già costretto a scelte. Ne parlano Maria Luisa Boccia e Grazia Zuffa, tematizzando la difficile questione del rapporto tra salute individuale e salute pubblica e appropriata allocazione delle risorse. Già è successo, ben oltre il massacro avvenuto nelle Residenze Sanitarie Assistenziali, che la minore aspettativa di vita abbia pesato a scapito delle più anziane e dei più anziani, quando scarseggiavano i posti in terapia intensiva.
Ma oggi c’è di più. “L’anziano/a vulnerabile non è solo la vittima predestinata, già uno stigma pesante. È anche il pericolo da scongiurare, perché a maggior rischio degli “altri”, di ammalarsi gravemente e di pesare sull’assistenza ospedaliera.”
Dopo anni in cui faticosamente consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento hanno allargato gli spazi di autodeterminazione delle persone, il rischio è quello di fare passi indietro e operare discriminazioni lesive dei diritti e della libertà.
“Si pretende che lo accettiamo in nome dell’emergenza? No, fermatevi. Questa soglia non va varcata. Non è un appello, È una dichiarazione di resistenza. Ci opporremo in tutti i modi che troveremo per farla rispettare.”
Anche Ginevra Bompiani, raccontando la sua prima passeggiata alla ricerca di una libreria e il saluto da lontano ad un’amica, sotto il severo sguardo dei poliziotti, invita a non lasciarsi addomesticare dal virus.
Vladimiro Zagrebelsky in un articolo su La Stampa del 14 aprile ha denunciato come un abuso la possibilità che nella cosiddetta fase 2, quella della graduale ripresa delle attività e della vita sociale agli anziani sia comunque imposto il distanziamento sociale. “Ogni scelta che faranno le autorità pubbliche dovrà rispondere a criteri di ragionevolezza e proporzione, considerando che le libertà dei cittadini possono essere ristrette nella sola misura del necessario. Limitazioni irragionevoli o esorbitanti si tradurrebbero in abusi discriminatori, inammissibili nel regime delle garanzie liberali disegnato dalla Costituzione”.
Preoccupazione espressa anche dai sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl, Uilp-Uil.
E dunque la ribellione.
La questione viene anche rilanciata su charge.org da una petizione promossa da Iole Natoli, ripresa sui profili facebook da tante.
Così Lea Melandri: “Non mi sono mai sentita tanto “anziana” quanto adesso che ce lo ricordano ogni giorno i dati statistici, le stragi nelle case di riposo, la minaccia, passata per protezione, di chiuderci in casa per mesi, aspettando che siano i familiari in libera uscita a contaminarci.
Mai stata così felice della mia singolitudine.
Firmo, invito a firmare, e mi preparo alla disobbedienza civile”
E noi siamo con loro.